Dal Mondo
USA, le buche in spiaggia uccidono più degli squali
Incredibile a dirsi, ma negli USA le morti causate da buche e tunnel scavati nella sabbia superano di gran lunga quelle provocate da incontri ravvicinati con i temibili squali.
Lo studio condotto nel 2007 dai ricercatori statunitensi della Florida Bradley e Barry Maron sul periodo compreso tra il 1990 e il 2006, evidenzia come i decessi causati dagli squali erano 12, ovvero 4 in meno rispetto ai cosiddetti sand entrapment (trappola nella sabbia).
Facendo un passo indietro alla seconda metà degli anni 80, i morti sotto la sabbia furono 20 e altri 8 casi simili si verificarono sulle spiagge dell’Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra.
Dopo questo studio nessuno ha più replicato sull’argomento, ma come fa notare l’International Stark Attack File ISAF, in media gli squali fanno solo un morto ogni anno negli Stati Uniti.
Dal 1900 a oggi sono appena 40 gli incidenti con gli squali registrati e solo 10 di questi si sono rivelati mortali: lo squalo sembrerebbe quindi una minaccia sovrastimata.
Diverso è invece il discorso relativo alla buche eseguite nella sabbia, che anche in Italia sono causa rara ma non rarissima di morte.
Oltre all’ultimo tragico fatto di Montalto di Castro in cui ha perso la vita un diciassettenne che aveva costruito una buca profonda circa un metro e mezzo, nel 2023 si sfiorò la disgrazia sulla spiaggia di Viareggio, quando solo la prontezza di riflessi dei bagnini evitò conseguenze letali, mentre nel 2010 un bambino italiano in vacanza alle Canarie finì sotterrato mentre scavava una buca molto profonda con gli amici.
Sebbene circoscritti, sono tutti casi in cui si è sottovalutato il pericolo: la sabbia sembra compatta ma non lo è. Appena lo strato in superficie si asciuga, perde stabilità e crolla improvvisamente.
Il peso della sabbia rende impossibile respirare e spesso ogni tentativo di liberarsi risulta vano.