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01 Dicembre 2023

Il farmaco che allunga la vita dei cani

Il farmaco che allunga la vita dei cani

Se funzionasse e fosse approvato dalla Food and Drug Administration statunitense, il farmaco che promette di allungare la vita dei nostri migliori amici sarebbe davvero un successo?

Il dubbio è lecito: se da un lato tutti vorremmo che il nostro cane vivesse più a lungo possibile, dall’altro quale sarebbe il costo di questo importante traguardo?

La società biotecnologica Loyal di San Francisco sta sviluppando un farmaco sperimentale che al momento attuale mira a prolungare e migliorare la vita dei cani di grossa taglia (i meno longevi in assoluto), per poi dedicarsi anche a tutti gli altri.

Esiste una relazione tra dimensioni del cane e durata di vita prevista, lo sanno bene coloro che hanno avuto un Bovaro del Bernese o un Alano, con aspettative di vita che non superano quasi mai gli 8 anni, decisamente poco rispetto alle aspettative di un Corgi (15 anni) o di un Chihuahua (anche 20 anni).

Il nuovo farmaco, di cui non si hanno ancora notizie circa il costo, promette di cambiare questa relazione mantenendo bassi i livelli dell’ Igf-1, ormone che è coinvolto nella crescita e nel metabolismo dei cani di grossa taglia; stando alle dichiarazioni di Linda Rhodes, consulente di Loyal, sarebbero sufficienti inoculazioni del farmaco ogni 3-6 mesi ma non ha specificato a partire da quale età.

L’ormone di cui si parla è già noto alla scienza e la sua inibizione ha dimostrato di aumentare la durata della vita di vermi, mosche e roditori, ma nell’uomo è stato più volte abbinato a un aumento del rischio di mortalità, sia a livelli bassi che elevati.

Nel primo trial di sperimentazione, il nuovo farmaco è stato somministrato a 130 cani, nei quali si è osservata una effettiva riduzione dell’ormone in circolazione, ma ancora non ha evidenziato una migliore aspettativa di vita. L’unico fattore positivo al momento è che non vi sono stati effetti collaterali importanti, se non feci molli in alcuni soggetti.

A breve inizieranno nuovi esperimenti a favore di uno studio più ampio, a partire dal 2024 o al più tardi nel 2025, con il coinvolgimento di mille cani da compagnia di taglia grande o gigante con almeno 7 anni di età e, se tutto andrà per il meglio, il farmaco innovativo potrebbe entrare sul mercato entro il 2026, fatta salva l’approvazione della FdA.

Lo scetticismo, tornando sopra, è lecito: come spiega Danika Bannasch, una genetista veterinaria dell’Università della California Davis, l’ormone Igf-1 è solo uno dei fattori che si ritiene associato alla taglia e alla longevità del cane, ma i motivi per cui i cani di razza più grande vivano meno di quelli di razza più piccola non sono ancora ben chiari.

Ad esempio, come enunciato in uno studio pubblicato da lei stessa a ottobre su Geroscience, esiste nel Golden Retriever un gene chiamato Erbb4 che, se presente nel corredo genomico del cane con una sua specifica variante, consente di avere quasi due anni di vita in più. Nell’uomo il gene omologo è Her4 ed è strettamente legato alla predisposizione al cancro. E questo dovrebbe far riflettere.

In buona sintesi: quanto è rischioso controllare o bloccare l’invecchiamento negli organismi più complessi, come i mammiferi? Garantire un’aspettativa di vita più lunga equivale a garantire una anzianità in salute? E il costo di questo farmaco non renderebbe la possibilità di passare più tempo con il proprio cane, un sogno per pochi?

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