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11 Agosto 2025

Fenomeno spiagge vuote

Colpa dei prezzi o della situazione economica degli italiani?

Fenomeno spiagge vuote

Ombrelloni chiusi, lettini desolatamente vuoti e bagnini a girarsi i pollici: il calo delle presenze lungo i litoranei italiani ha ormai raggiunto picchi del 25% e oltre al solleone, infiamma pure la polemica.

Se un tempo l’unica differenza tra le classi sociali sdraiate sotto al sole la faceva l’esclusività di uno stabilimento balneare o la semplice spiaggia libera, oggi ci si trova ad affrontare una sorta di ammutinamento forzato che incute preoccupazione.

Eh sì, perché la vacanza fino a pochi anni fa era sacra, indipendentemente dal portafoglio, e l’epoca in cui le famiglie si ritrovavano sotto l’ombrellone nel mese di agosto sembra essere definitivamente svanita.

Le sparute presenze si limitano per lo più al fine settimana, badando bene a spendere il minimo indispensabile in quanto a cibo e bevande, visto che anche un cornetto gelato potrebbe fare la differenza.

E se da un lato emergono i prezzi folli per un ombrellone e due lettini o per uno spuntino al ristorante dello stabilimento balneare, dall’altro c’è chi sottolinea come il depauperamento delle famiglie italiane detti legge anche sulla sacralità della vacanza d’agosto, in barba alle tradizioni.

Senza indagare sulle alternative che in molti hanno trovato pur di staccare dalla frenesia della città, c’è da chiedersi dove stia la vera motivazione della diserzione dalle nostre coste.

Alcuni dati per chiarire la situazione: il costo del noleggio di un lettino è aumentato del 17% rispetto a 4 anni fa (dati Altroconsumo), tanto da arrivare fino a 90 euro al giorno (un ombrellone e due lettini) per località balneari famose come Gallipoli.

Sulle coste laziali non si scende sotto i 30 euro, intendiamoci.

E se in località come Alassio e Rimini i prezzi sono rimasti bene o male stabili, ad aumentare pare siano i costi extra per servizi come la doccia calda, la cabina o l’ingresso di una terza persona sotto allo stesso ombrellone.

Raoul Casadei, personaggio cult delle estati della riviera romagnola, nei giorni scorsi ha sarcasticamente commentato che con due gamberi fritti a 25 euro, la vacanza perde spensieratezza.

E come dargli torto?

Alessandro Gassman è intervenuto invece con un post rivolgendosi ai gestori degli stabilimenti balneari: leggo che la stagione non sta andando bene bene. Secondo voi perché? Forse avete un po’ esagerato con i prezzi e la situazione economica del paese spinge gli italiani a scegliere una spiaggia libera? Abbassate i prezzi e le cose, forse, andranno meglio. Capito come?

Non sono mancate ovviamente le repliche degli imprenditori, che suggeriscono riflessioni sulle difficoltà economiche degli italiani e sul ridotto potere d’acquisto delle famiglie, che in periodi dell’anno come ad esempio luglio in cui arrivano bollette della Tari e altre tasse, devono gioco forza eliminare le spese non indispensabili.

Mettiamoci poi il maltempo, le incertezze dovute alle bollette in aumento e quelle dovute invece alle guerre (che pesano sulle presenze straniere) e i lavori sempre più precari, e il gioco è fatto.

Insomma, per alcuni esponenti della categoria ricettiva la colpa non è del caro ombrelloni, ma di una situazione generale che fa tirare i remi in barca alla classe media.

Mancanza di clientela internazionale, scomparsa o quasi di quella nazionale e, aggiunge qualcuno, difficoltà a reperire personale come cuochi e camerieri, fanno di questa estate la più vuota di sempre.

La speranza ora è tutta nella settimana clou della stagione estiva, ovvero questa di ferragosto, ma di certo anche un eventuale tutto esaurito non servirà a recuperare le perdite dei mesi scorsi.

E c’è chi il mare continuerà a vederlo sui social.

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