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PeloZoo
25 Giugno 2021
Non è bastata una pandemia mondiale, e nemmeno i tam tam sui social degli attivisti o gli avvertimenti dell’OMS: il Festival di Yulin, l’obbrobriosa manifestazione sanguinaria che prevede la tortura e la macellazione di migliaia di cani, è tornato.
In rete sono già apparse le solite cruenti immagini di poveri animali stipati in piccole gabbie in attesa di essere macellati, e nei loro occhi traspare una paura che fa male fisicamente.
Cani, ma anche gatti, vengono lasciati senza cibo e senza acqua a volte anche per settimane, poi vengono macellati spesso ancora vivi, scuoiati, buttati (vivi) in acqua bollente, smembrati ed esposti sulle bancarelle dove qualcuno li acquisterà per mangiarseli.
Violenze e sofferenze indicibili, inaccettabili e al di là di ogni immaginazione.
Numerosi gli attivisti che da ogni parte del mondo cercano di salvare cani che in molti casi vengono addirittura sottratti da legittimi proprietari: non sono solo i randagi a subire queste atrocità, ma anche cani domestici, rubati dai giardini e dalle case.
Il nostro Davide Acito, attivista di Action Project Animal, è già all’opera e ha già salvato decine di cani, come annuncia sulle sue pagine social, dove chiede aiuto per proseguire la sua missione e affrontare le cure veterinarie dei sopravvissuti (www.actionprojectanimal.org ); ma la strada è lunga, il festival dura ben 10 giorni, durante i quali si prevede che vengano macellati 10mila tra cani e gatti (ma ogni anno in tutta l’Asia sono 30milioni i cani uccisi barbaramente per essere mangiati).
Il festival sarebbe partito in netto contrasto con quanto stabilito mesi fa dal ministero nazionale dell’Agricoltura, che a febbraio 2020 aveva ufficialmente classificato i cani come animali da compagnia e non più come cibo; Pechino aveva inoltre introdotto un divieto, seppur temporaneo, riguardo al commercio e al consumo di carni di animali selvatici, a causa delle presunte correlazioni tra esplosione del Covid e abitudini locali di mangiare pipistrelli e altro.
Ma pare che già a inizi di maggio i venditori di carne di cane siano stati visti macellare e smerciare ancora prima dell’inizio del Festival.
Molti camion carichi di poveri cani e gatti sono stati fermati e bloccati dalle autorità locali e con l’aiuto degli attivisti, ma in generale le misure vigenti circa l’evento non sono state applicate in maniera rigorosa, consentendo al Festival di aprire regolarmente con tutta la “merce” esposta.
Ed è così che l’orrore continua, ed è per questo che tutti, nel nostro piccolo, siamo chiamati a fare qualcosa perché sia l’ultima volta. Per davvero.
Non basta indignarsi, bisogna agire. Aiutiamoli.
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