Ne Lo Zoo di 105 il cast di "Milano In The Cage": "E' una storia di riscatto sociale"

E' la vera storia di Alberto Lato, presente nel film, che vede nel cast anche Cristian Stelluti e alla regia Fabio Bastianello. I tre erano in diretta con i Cattivi Ragazzi.

Si è parlato di cinema ne Lo Zoo di 105. No, non erano i Filmissimi del Gran Maestro Herbert Ballerina o i Filmassimi di Fabio Alisei. Marco Mazzoli e i Cattivi Ragazzi hanno ospitato Fabio Bastianello, Cristian Stelluti e Alberto Lato, regista e protagonisti di "Milano In The Cage", nelle sale dal 25 maggio.

I tre ci hanno regalato qualche anticipazione su questo film che racconta una vera storia di riscatto sociale, girato in veri ambienti difficili di Milano, come un palazzo in cui nove famiglie su dieci erano agli arresti domiciliari, e arricchito da un finale innovativo, totalmente improvvisato. "Ho lasciato che lo sport scrivesse il finale del film" ha detto Fabio Bastianello.

Il protagonista è lo stesso Alberto Lato, che nel film interpreta se stesso. Siamo a Milano, immersi nella lenta agonia economica di una città che, nonostante tutto, rimane iperattiva anche nei suoi aspetti più negativi di degrado e povertà.

Al ha fatto di tutto nella vita, boxeur, esperto di arti marziali, guardia del corpo, buttafuori. Non si è risparmiato nulla, nemmeno lo scendere a compromessi con la malavita, la clandestinità, il vivere gli angoli più bui dell’illegalità fino a farne la propria dimensione. Questo sottobosco urbano è l’unico habitat in cui ha ancora la possibilità di contare qualcosa, in cui si sente rispettato seppur perso in un inesorabile senso di progressiva alienazione. Quella di Al è anche la storia di un padre che ha mancato di essere padre e che vuole recuperare il tempo perduto.

La disciplina estrema di MMA (Mixed Martial Arts) sarà una possibile via di fuga da quel mondo. Infatti la chance per riscattarsi arriva con la finale del torneo “Milano in the cage”, un incontro realmente combattuto per il film, nel quale Al si gioca il tutto per tutto per regalarci un finale che nessuno potrà conoscere fino al suono della campanella.