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10 Luglio 2025
Nata dalla collaborazione di Mattel con Breakthrough T1D, organizzazione no profit americana impegnata sulla ricerca sul diabete giovanile, Barbie con diabete di tipo 1 rappresenterà i circa 304mila bambini e adolescenti che convivono con questo tipo di patologia negli USA.
Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune in cui gli anticorpi attaccano le cellule beta del pancreas che producono insulina, un ormone essenziale che aiuta l’organismo a trasformare il cibo in energia.
Come conseguenza l’organismo non produce sufficiente insulina e il livello della concentrazione di glucosio nel sangue aumenta.
Alla base della patologia pare vi siano fattori ereditari e ambientali, ma ancora non si conoscono le cause effettive di questa risposta immunitaria anomala.
“L’introduzione di una bambola Barbie con diabete di tipo 1 segna un passo importante nel nostro impegno per l’inclusività e la rappresentanza - ha dichiarato Krista Berger, Senior Vice President di Barbie e Global Head of Rolls - Barbie contribuisce a plasmare la percezione del mondo da parte dei bambini e, riflettendo condizioni mediche come ad esempio il diabete di tipo 1, garantiamo che più bambini possano riconoscersi e identificarsi nelle storie che immaginiamo e nelle bambole che amiamo”.
In elegante tip corto a pois blu e minigonna con volant, la nuova Barbie ha un dispositivo per il monitoraggio continuo del glucosio sul braccio, un cellulare con l’app CGM utile a monitorare i suoi livelli di glucosio e una pompa per insulina che le consente di dosarla automaticamente quando è necessario.
Il colore blu non è stato scelto a caso: sia il blu che i pois sono un omaggio ai simboli globali della sensibilizzazione sul diabete.
Barbie con diabete 1 fa parte della linea Barbie Fashionistas che include oltre 175 look e diverse tonalità di pelle, colore degli occhi, texture dei capelli, corporature, disabilità e stili di moda.
La creazione di modelli che rappresentano le diverse difficoltà e diversità fisiche si basa sulla teoria degli specchi e delle finestre di Rudine Sims Bishops, professore di pedagogia alla Ohio State University.
Egli si rese conto che avere personaggi di questo tipo nei libri aiutava i bambini appartenenti a minoranze a vedersi rispecchiati, riducendo la disuguaglianza sistemica e aiutandoli a sviluppare empatia.
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