Dal Mondo
Una app ci aiuterà a capire cosa dicono gli animali?
E se improvvisamente potessimo sapere esattamente cosa dicono gli animali?
Chi condivide la propria vita con un cane o un gatto prima o poi il pensiero lo ha avuto: ogni miagolio o guaito, tradotto in lingua umana, a cosa corrisponde?
Siamo ancora lontani da un progetto di traduzione simultanea, ma Stavros Ntalampiras, ricercatore dell’Università di Milano, ha pubblicato recentemente uno studio su Scientific Reports dove spiega i particolari di quella che viene considerata l’ultima frontiera nel campo di decodifica dei linguaggi e dei versi degli animali.
Il modello di Ntalampiras è stato progettato per dimostrare che esistono caratteristiche in tono, frequenza e aspetti acustici dei versi animali, che possono essere impiegate per riconoscerne il contenuto emotivo, suddividendo ad esempio i versi in emozioni negative ed emozioni positive.
È stato dimostrato che le emozioni negative hanno frequenze medie o basse, mentre quelle positive sono distribuite in maniera più uniforme nello spettro acustico.
Dovendo comprendere il linguaggio dei maiali, è stato scoperto che sono le frequenze alte a rivelarne lo stato d’animo, mentre è in quelle medie che occorre indagare per capire qualcosa di più sulle emozioni di pecore e cavalli.
Siamo quindi molto lontani ancora dal poter avere una traduzione più o meno fedele dei versi animali, ma il modello di Ntalampiras getta indubbiamente le basi allo sviluppo di progetti in cui è possibile monitorare ad esempio il livello di stress degli animali da allevamento o di quelli detenuti negli zoo.
E in entrambi i casi se potessimo davvero conoscere le loro emozioni e tradurre i loro versi, ci troveremmo in una situazione di grave imbarazzo e profonda vergogna.
Ma questa è un’altra storia.