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29 Dicembre 2025

Dagli scarti alimentari ai liquori

Dagli scarti alimentari ai liquori

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

Così cantava Fabrizio De André e questa frase è semplicemente perfetta per il progetto a firma dell’Università di Salerno e della famiglia Russo, distillatori da più di un secolo.

I-Pro Med è il frutto di una sinergica collaborazione tra il dipartimento di farmacia dell’università sarnese e l’azienda Distillatori Russo 1899, che si può riassumere, se non con la citazione di Faber, con l’assunto che in agricoltura non si butta nulla.

Dal carciofo di Auletta, al melograno di Paestum, al finocchio di San Valentino Torio, fino al pomodoro di San Marzano, ogni scarto è buono per essere trasformato in liquore.

Grazie a speciali apparecchiature a ultrasuoni che consentono di recuperare gli oli essenziali di scarti provenienti dalle eccellenze dell’agro nocerino sarnese, ciò che normalmente era destinato al macero ora viene riconvertito in una linea di liquori, amari e cordiali (la Campus Alchemist) dalla forte identità.

Come racconta Vincenzo Russo, “i liquori hanno le stesse caratteristiche organolettiche dei prodotti realizzati con le parti nobili dei frutti in questione”.

Non solo le foglie esterne meno pregiate dei carciofi, ma anche i pomodori con difetti che la GDO scarterebbe, acque di scolo e bucce, diventano gli ingredienti preziosi di questa nuova fucina di eccellenza.

Nello stabilimento di Mercato San Severino 32 dipendenti lavorano incessantemente (e in maniera green con ricorsi sempre più massivi alle energie rinnovabili) per chiudere il cerchio di un economia che è molto più che circolare, visto che affonda le sue radici nella profondità della terra dell’agro nocerino sarnese.

Il responsabile del progetto Vincenzo De Feo, docente di botanica all’università di Salerno, e Nunziatina De Tommasi, titolare di cattedra di Biologia Farmaceutica, insieme al team di dieci ricercatori raccontano come I-Pro Med non solo è un esempio di economia circolare virtuosa ma anche uno strumento di valorizzazione delle colture mediterranee locali.

E il progetto pilota, puntualizzano, verrà sicuramente mutuato anche altrove, dimostrando che se si vuole mettere mondo accademico e mondo del lavoro insieme, non può che sortirne un successo.

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